Intervista all’On.Tarzia: “La formazione è necessaria e sull’online il tempo è scaduto”

Di Sara Galmazzi
Olimpia Tarzia, presidente del Movimento PER Politica Etica Responsabilità e vicepresidente della Commissione Cultura, Diritto allo Studio, Istruzione, Pari Opportunità, Politiche Giovanili, Spettacolo e Turismo della Regione Lazio, spiega le iniziative di cui è portavoce per contrastare il gioco d’azzardo.
- La scorsa settimana si è svolta la fiera Enada Roma, organizzata dall’associazione nazionale Sapar: al centro del dibattito c’è stato il rilancio del settore dell’intrattenimento e la necessità, auspicata anche dalla Sapar, di ridimensionare interamente l’offerta di gioco in Italia. Si trova d’accordo con questa linea?
“Certamente, solo nel 2015 gli italiani hanno polverizzato 25 miliardi di euro in slot machine, 22 miliardi in videolottery, 1 miliardo in scommesse virtuali, 1,5 miliardi nelle sale Bingo, 12,5 miliardi in giochi di carte e 7 miliardi al Lotto. Il fenomeno del gioco d’azzardo patologico (GAP) è in continuo aumento anche a causa di una pubblicità particolarmente pervasiva e lo Stato italiano in questo ha un’enorme responsabilità, in quanto è il principale beneficiario degli introiti del settore. Ritengo, quindi, non più procrastinabile un ridimensionamento rapido e sensibile dell’offerta di gioco in Italia”.
- Qualche giorno fa, al ministero della Salute, si è insediata la Commissione nazionale Lea, nei quali è entrata a far parte anche la dipendenza da gioco patologico. Il ministro Lorenzin ha sottolineato come questi nuovi Lea permetteranno di avere prestazioni sanitarie innovative in modo uniforme sul territorio nazionale. Qual è la sua idea in merito?
“L’inserimento nei Lea del gioco d’azzardo patologico è un provvedimento che, seppur tardivo, va certamente accolto con favore. Tuttavia, siamo di fronte ad un atteggiamento profondamente contraddittorio: lo Stato, da un lato continua ad incentivare il gioco d’azzardo senza porre ad esso dei limiti, continuando ad assicurarsi entrate per 80 miliardi l’anno, dall’altro, inserisce la cura dei malati di GAP nei Lea, affrontando le ingenti spese sociosanitarie che ciò comporta”.
- Sempre per contrastare il Gap, la Sapar ha promosso dei corsi di formazione rivolti a gestori ed esercenti, al fine di prestare un primo soccorso a chi evidenzia i primi segnali di patologia legata al gioco. Pensa che sia uno strumento utile?
“Non solo utile, è necessario. Il gioco d’azzardo patologico è diventato un fenomeno che oggi colpisce in Italia ben tre milioni di individui. Di fronte al dilagare di tale problematica, presso la Regione Lazio mi sono fatta promotrice della legge ‘Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico’, approvata all’unanimità nel 2013. Nel testo ho inserito proprio questo aspetto: la Regione, i comuni, le ASL e le associazioni di categoria, di concerto con i gestori delle sale da gioco, devono promuovere iniziative di formazione per il personale operante nelle sale da gioco, finalizzate alla prevenzione degli eccessi del gioco, in particolare attraverso il riconoscimento delle situazioni di rischio, favorendo, altresì, con lo stesso personale formato, la realizzazione di test di verifica che permettano una concreta valutazione del proprio rischio di dipendenza”.
- Lei è la prima firmataria di una proposta di legge contro il gioco d’azzardo nella Regione Lazio. Altre Regioni e altri Comuni si sono mossi con diversi regolamenti e normative. La Sapar, dal canto suo, chiede da tempo una normativa che sia uguale per tutti, a livello nazionale. Pensa che sia una richiesta legittima? E soprattutto, pensa che ci si possa arrivare? Questo per evitare che in un Comune ci siano regole restrittive e che, invece, a pochi chilometri, in un altro Comune si possa giocare senza alcuna limitazione…
“Come dicevo, la proposta di legge di cui sono stata promotrice e di cui lei fa riferimento, è diventata legge regionale (n.5/2013). E’ ovvio che una legge nazionale ci aiuterebbe molto a porre in modo uniforme divieti per contrastare il gioco d’azzardo. Da anni, ormai, stiamo aspettando dallo Stato un segnale chiaro e coerente. Il Governo ha inserito nella legge di stabilità del 2016 misure atte a realizzare campagne di informazione e di sensibilizzazione, in particolare nelle scuole, sui fattori di rischio connessi al gioco d’azzardo ed ha istituito presso il Ministero della salute il Fondo per il gioco d’azzardo patologico – GAP, la cui ripartizione è attualmente al parere della Conferenza Stato-Regioni. Può essere un buon punto di partenza, ma serve un segnale ancor più forte come, ad esempio, l’ok al divieto assoluto a livello nazionale di qualsiasi tipo di pubblicità sul gioco d’azzardo, in tv, sul web, nel corso di eventi pubblici, ecc.
- Il gioco d’azzardo non comprende soltanto le slot ma un mondo variegato, fatto anche dalle scommesse, dal gioco online, dalle lotterie istantanee e dai gratta e vinci. Pensa che sia possibile intervenire in alcuni settori – come l’online – dove, lo dimostrano le ricerche, sono soprattutto i ragazzi ad avvicinarsi?
“Si deve intervenire! Penso, appunto, all’online: su App Store troviamo più di 11.000 app di slot online e i principali fruitori di questi servizi sono proprio i giovani. E’ un fenomeno in espansione soprattutto tra i minori, i quali possono facilmente scaricare applicazioni per il gioco d’azzardo sugli store di tablet e telefonini. Vorrei ricordare che il gioco d’azzardo negli adolescenti incide negativamente su importanti fattori: relazioni sociali, relazioni familiari, percorso scolastico… L’insorgere di questa dipendenza in età adolescenziale può portare conseguenze molto gravi creando una struttura di personalità più fragile e a rischio. Studi di ricerca retrospettiva hanno mostrato che la maggioranza dei giocatori patologici ha iniziato a giocare prima dei 20 anni. Il tempo è scaduto, occorre intervenire immediatamente con strumenti condivisi ed efficaci”.